Brano: [...]uit of tears. / Pluck and devour! » (Orrida fame ha la sua ora. / Stràppati il cuore, sangue salato, frutto di lacrime. / Stràppa e divora!). La poesia di Ungaretti:
E' ora famelica, l'ora tua, matto. Lo fanno, tanti pianti,
Strappati il cuore. Sempre di piú saporito, il tuo cuore.
Sa il suo sangue di sale Frutto di tanti pianti, quel tuo cuore,
E sa d'agro, è dolciastro, essendo sangue. Strappatelo, mangiatelo, saziati.
ARIODANTE MARIANNI
CONCETTO MARCHESI, AMICO DI CASA VALGIMIGLI
Limitare il discorso all'aneddoto? Mi sembrerebbe di diminuire una figura come quella. Ma di Concetto Marchesi maestro di scuola, studioso, scrittore, politico, altri, ben altri, hanno parlato e scritto. Sarà dunque necessario, in occasione di una conversazione come questa qui a Messina, collegare ricordi minimi a fatti grandi, senza aver la pretesa di far storia ma di parlare semplicemente dell'affetto che ci ha legato per tanti anni e che non è mai venuto meno.
Entro, ogni giorno e piú volte al giorno, nel mio studio, e all'altezza dell'occhio trovo il suo sorriso. Non c'è dedica nella fotografia, ma pare che Marchesi non abbia mai fatto dediche. Guardandolo penso alle parole di Renato Guttuso: « E[...]
[...]sceccu ». E Marchesi si divertiva molto e se lo `faceva raccontare. Era la sua « picciridda » e nelle lettere di Marchesi alla nostra casa (alcune si saranno purtroppo perdute come tutte quelle del babbo a Marchesi) e che Iginio De Luca pubblicherà e di cui ha dato un saggio anticipatore a Vilminore, ben 95 (208 al babbo, 13 a me, 2 alla mamma) sono indirizzate a lei. Mia sorella fu a lungo ammalata e costretta a frequenti soggiorni in montagna: Concetto Marchesi le scriveva, spesso dandole buffonesche notizie di colleghi ed amici, per rincuorarla e « farla stare allegra ». Se i silenzi diventavano lunghi ecco uno dei due chiedere all'altro perché fosse « sciamato ». In una delle lettere (L. 27729) racconta la sua avventura alpinistica. Marchesi era, direi, uomo di mare, ma la sua consuetudine con noi e con altri amici lo portò a frequentare le montagne, prima quelle della Garfagnana e poi le Dolomiti. Già in età matura (nel '29 aveva superato i 50) si mise in capo di far roccia ed effettivamente gli occorse un brutto incidente scalando la Croda Rossa[...]
[...] di lui Marchesi alla Erse (L. 2939): « assicura Enrico Camagna, il mio Camagneddu, che l'ho sempre nella memoria e nel cuore e ricordo ogni angolo di quella baracca messinese che conobbe la
nostra indimenticabile convivenza ». Di un affetto, di una amicizia devota a Marchesi e a mio padre che poche volte credo si possa riscontrare. C'è una bellissima fotografia dei tre sul cui retro è scritta una strofa, attribuita, dall'ignoto trascrittore, a Concetto Marchesi. Ho ritrovato una cartolina di P. E. Lamanna
a mia madre (251123) con la stesura completa della poesia e questo mi fa dubitare che l'attribuzione a Marchesi sia esatta. Dice la poesia:
C'è a Galati una casa diruta / dov'a notte il cuculo si lagna / dove un giorno fioriva a Camagna / un cespuglio di rose nel cuor! — dove il di 25 novembre / son venuti Manara e Lamanna; / ma crediamo (se il cuor non c'inganna) / non doverci tornare mai piú. — Ambedue sulle rive dell'Arno / abbiam posto i modesti penati: / a Gentile saremo assai grati / se sull'Arno ci vuol mandar. — Vero è ben che, se il grec[...]
[...]ue lente passeggiate con il babbo, quelle passeggiate dei vecchi che si interrompono ogni tre passi, Cazzaniga ricordava tutto di Messina. E sembrava fosse stato (e forse era veramente stato) l'anno piú bello della loro vita. « ... il Barbi, ti ricordi il Barbi?... e Marchesi? quella volta che lo accompagnaste tutti a fare l'esame di medicina legale e parlammo di Tacito e di Seneca e fini che gli diedi la lode... ».
Luigi Russo in un Ricordo di Concetto Marchesi (« l'Unità » 15257) parla dell'amicizia fra Marchesi e il sor Attilio, oste in Trastevere. Ed io potrei ricordare il sor Gino, oste toscano a Padova, dove per anni Marchesi prese i pasti quotidiani e dove molte volte con il babbo o anche da solo io fui attento commensale davanti al fiasco di ottimo Chianti. E potrei ricordare il suo tratto con la gente semplice, lo stradino, il portiere, il bidello del Liviano, Attilio Agostini che tanta parte ebbe nel periodo del rettorato tenuto sotto il tallone tedesco.
VARIETÀ E DOCUMENTI 207
E ancora potrei raccontare una fredda e nevosa giornata del f[...]
[...]oichomai, me ne vado.
GIORGIO VALGIMIGLI
Nel corso di questa conversazione messinese del dicembre '78 mi riferivo a: IGINIO DE LUCA, Corrispondenza MarchesiValgimigli, in Atti del Convegno di studi a cura del Circolo culturale Carlo Cattaneo, Vilminore di Scalve 2223 maggio 1976, in corso di pubblicazione presso Scheiwiller, Milano (le lettere citate con la data preceduta dalla lettera L si trovano nel testo integrale in questa pubblicazione); CONCETTO MARCHESI, Scritti politici, Roma, Editori Riuniti, 1958 (abbreviazione SP); Ezio FRANCESCHINI, Concetto Marchesi, Padova, Antenore, 1978 (abbreviazione CM); C. MARCHESI, Il libro di Tersite, Milano, Mondadori, 1950 (abbreviazione Tersite); MANARA VALGIMIGLI, Giosuè Carducci cinquant'anni dopo la morte, « Atti Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti », 195556, tomo cxiv, pp. 195198.